sabato 10 ottobre 2009

L'Editoria del Terzo Millennio

Io non mollo, ma ho una strategia.
Sì, lo vedo già il ridacchiare di quelli che non mi vogliono bene perché mi muovo nel mondo dell'editoria guardando avanti - spesso, forse, troppo avanti - avendo una istintivamente naturale idiosincrasia verso la stragrande maggioranza di opportunisti ed anche di coloro i quali portano avanti questa professione con poca creatività, con lo spirito del dottor Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, imbastendo affaretti ed affarucci, volando sempre più basso e con una forte vocazione a rubacchiare ideuzze un po' qua e un po' là.
Certamente facendo queste affermazioni non cresce il numero dei miei pochi fan.
Ma preferisco muovermi nella ristretta cerchia di persone che credono ancora e fermamente nella correttezza come nella lealtà che in quella più vasta dell'ambiguità, dove tutto è appiccicoso, diciamocelo un po' melmoso, e non sai mai che cosa ci sia davvero dietro un sorriso.
Retorica?
La retorica di chi da sempre, quotidianamente, paga il suo conto per non avere mai alcuna esitazione a guardarsi allo specchio.
Dunque, lo dico a chi mi è veramente amico, io non mollo.
E se affermo che, editorialmente parlando, sono nel giusto non è da parte mia un atto di presunzione e di arroganza. E', consentitemi, sapere e volere - sottolineo volere - leggere segnali oggettivi e le tante sfumature ad essi callegate.
Volere, appunto.
Ma tanti, troppi, nel mondo dell'editoria dei libri non vogliono affatto vedere la realtà, sono, se va male, ottusi e, se va bene, illusi.
Sì, proprio illusi che quanto sta accadendo intorno a loro sia qualcosa di passeggero, che poi tutto tornerà come prima.
Perché il prima era forse l'Eden?
Corro il rischio di non farmi capire da tutti se affermo che andrà davvero poco lontano chi immagina che fare l'editore di libri oggi voglia dire ignorare o sottovalutare la portata di tutto il resto che avviene intorno a tutti noi.
No, non si può, non è possibile amici miei, questa è la realtà, con questa realtà dobbiamo fare i conti e ci possiamo porre di fronte ad essa o facendo lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia ed ignora tutto oppure capirla, analizzarla così profondamente da appropriarsene per poi riuscire ad usarla creativamente.
Ecco, io non faccio lo struzzo ma ho seguito e seguo la seconda via.
Appropriarsi, appunto, dei nuovi strumenti che lo sviluppo tecnologico ci offre giorno dopo giorno per usarli per sviluppare i propri progetti. Un esercizio utile, molto utile, vi assicuro, che se si possiede davvero un briciolo di creatività apre orizzonti che non avreste mai immaginato.
Quando affermo che "Il Terzo Millennio è arrivato nell'Editoria" intendo appunto questo.
Sì, questo modo di porsi di fronte alla realtà.
"Rieccolo" scommetto che penserà qualcuno di quelli che non ha ancora capito nulla di me oppure è in malafede, "ora ci riempie la testa con il solito discorso degli eBook, dei Libri Elettronici..."
Spiacente di deludervi, superficiali nemici miei.
Alla fine ci entreranno anche loro nel mio ragionamento ma nell'ambito di una architettura molto più articolata che a mio parere dovrebbe essere quella di una consapevole casa editrice.
Dire che il Terzo Millennio è arrivato nell'Editoria significa che nell'ambito della cosiddetta editoria tradizionale è oggettivamente giunto il momento di cambiare le regole di un vecchio "gioco" nel quale ormai non vi è più spazio - con le regole attualmente in vigore - per le medie, piccole e piccolissime case editrici e non vi è per loro alcuna possibilità di crescita.
Oggettivamente, perché di giorno in giorno scompaiono le piccole librerie ed aumentano i supermarket del libro o si impongono catene di librerie che sono in genere di proprietà di grossi marchi editoriali: realtà nelle quali le medie, piccole, piccolissime case editrici, pur investendo il sessanta per cento del proprio fatturato in una promozione e distribuzione nazionale, potranno avere una presenza ed una visibilità marginali. Realtà in cui - e questo è ancora più importante - le medie, piccole e piccolissime case editrici sono considerate una sorta di "terzo incomodo".
Lo dimostra il fatto che nessuna di queste librerie nei casi in cui venda tutta la prima fornitura di copie di un volume non pensa affatto a riordinarne altre, soffocando così sul nascere possibili "campioni di vendita". Sì, certo, se la richiesta di quel titolo fosse pressante da parte dei lettori lo farebbe ma una casa editrice non cresce con i rari ed occasionali best seller, cresce davvero se riesce ad intercettare la reale richiesta dei lettori anche se diluita nel medio periodo.
Diventano invece come bambini soffocati nella culla quei libri che hanno la reale potenzialità di crescere nel numero di copie vendute ma viene loro impedito di farlo perché i supermarket del libro non riordinano. E se non riordinano le case editrici che li producono non crescono.
Non crescono neppure quando invece i libri delle medie, piccole e piccolissime case editrici vengono usati dalle librerie come carta moneta.
Proprio così, e vi spiego come.
Quando le librerie devono fare cassa per pagare il venduto dei grossi gruppi editoriali fanno la resa dei libri delle medie, piccole e piccolissime case editrici (Per chi non lo sapesse, sui libri c'è il diritto di resa. Questo vuol dire che le librerie ne acquistano un certo numero di copie e le pagano con lo sconto previsto ma hanno il diritto di poter rendere quelle non vendute ricevendo indietro il denaro. Se esercitato correttamente questo diritto la resa dovrebbe scattare quando effettivamente un libro non si vende ma spesso accade che si decida di fare la resa indipendentemente da questo per fare cassa...)...
Insomma, una situazione insostenibile per le medie, piccole, piccolissime case editrici che sono di fatto - lo ripeuna sorta di "terzo incomodo" delle librerie, non hanno la visibilità necessaria, non vedono riordinare i loro libri quando vengono venduti e spesso vengono beffati da spregiudicate operazioni di "resa".
Ecco, quando dico che "Il Terzo Millennio è Arrivato nell'Editoria", intendo innanzitutto affermare che Il Terzo Millennio nell'Editoria deve voler dire cambiare le regole del gioco per le medie, piccole e piccolissime case editrici.
Quelle applicate finora per tutti sono invece tagliate su misura dei grossi gruppi editoriali con centinaia di novità al mese, con un notevole turnover delle novità.
Dentro queste regole le medie, piccole, piccolissime case editrici che pubblicano soltanto 12/20/50 novità l'anno sono destinate a rimanere ai margini, non hanno una speranza di futuro, sono praticamente dei "morti viventi".
No, non può continuare così.
Il Terzo Millennio deve voler dire cambiare radicalmente le regole del gioco, crearne di diverse per le medie, piccole e piccolissime case editrici.
Regole che regalino loro maggiore visibilità, che riducano o aboliscano il diritto di resa per i loro libri, regole che consentano loro di crescere, di svilupparsi.
Sono disponibili l'AIE, Fidare, la Associazione Librai Italiani, le maggiori società di Distribuzione Nazionale dei Libri a mettersi attorno ad un tavolo ed analizzare questa mia proposta di creare "regole del gioco" diverse per le medie, piccole e piccolissime case editrici?
Credo che dovrebbe essere nell'interesse generale del comparto dell'editoria creare modalità che consentano anche ai più piccoli di crescere e consentano quindi un aumento dei fatturati e della occupazione nel settore.
Naturalmente, tutti i ragionamenti che sto facendo si riferiscono a medie, piccole e piccolissime case editrici per così dire "pure", che si assumano completamente il rischio d'impresa, a vere case editrici.
Non mi riferisco affatto alle tante, troppe case editrici, che pubblicano soltanto libri finanziati da enti pubblici, siano Regioni, Comuni, Province o, addirittura, finanziati dagli stessi autori.
Tutte queste e sono tante, troppe in Italia, NON SONO case editrici ma qualcosa che fa male all'editoria.
E se quella realtà purtroppo molto diffusa di pseudoeditori che pubblicano libri finanziati dagli autori dovrebbe essere un malcostume da sradicare, quella delle pubblicazioni sponsorizzate da Regioni, Comuni, Provincie non dovrebbe essere espressione di clientelismo ma un'opportunità - una pari opportunità - offerta a tutti.
Se gli enti pubblici decidono di finanziare delle pubblicazioni la scelta dell'editore dovrebbe avvenire attraverso una pubblica gara di appalto alla quale può partecipare qualsiasi casa editrice.
Sì, Terzo Millennio nell'Editoria dovrebbe segnare la fine di una logica puramente clientelare nell'assegnazione di commesse di pubblicazione da parte di istituzioni pubbliche e offrire pari opportunità a tutti gli editori.
Comunque, rimanendo così le cose, senza le modifiche alle quali ho accennato finora, io ritengo che ormai sia un "suicidio", un'operazione di puro masochismo imprenditoriale oppure, se volete, un molto costoso hobby per tutti gli editori medi, piccoli e piccolissimi continuare a produrre in maniera tradizionale.
Fino a quando la realtà non si evolverà nel senso che ho auspicato per quanto mi riguarda la mia casa editrice e spero che molte altre oltre a quelle che lo hanno già fatto mi affianchino per percorrere quella che editorialmente è l'unica strada che offra potenziali prospettive di crescita ed anche delle reali pari opportunità nei confronti dei grossi gruppi editoriali insieme con la possibilità di misurarsi sul mercato globale.
Già, eccomi tornato a parlare degli eBook, dei libri elettronici, una linea di produzione che fuori dei confini italiani viene già da tempo seguita da molti e che "scioccamente" - consentitemi di dirlo - in troppi in Italia vogliono ignorare.
E la ignorano soprattutto i medi, piccoli e piccolissimi editori che sono quelli che potrebbero trarre maggior vantaggio dall'ingresso in questo nuovo mercato. Un mercato che altrove nel mondo sta dando grosse soddisfazioni ma che comunque in Italia registra un incremento del mercato di circa il 30/40%.
Agli scettici colleghi dico questo: pensate che aziende come Sony, Philips, Toshiba, Asus, tra breve Apple, e tante ma davvero tante altre investirebbero molti soldi per produrre apparecchi dedicati alla lettura dei libri elettronici se non considerassero che quello degli eBook E' un mercato?
Per quanto mi riguarda, ho creato la prima piattaforma italiana per la distribuzione e la vendita di libri elettronici aperta a tutte le case editrici che desiderano entrare in questo nuovo mercato ad investimento tecnologico ZERO.
Non l'ho chiamata Simonelli eBook ma eBooksItalia, proprio perché la mia ambizione, e credo che potrebbe essere l'ambizione di tutti gli altri editori medi, piccoli, piccolissimi, è quella di fare Sistema, di offrire online il Made in Italy dei libri elettronici.
Un mercato molto promettente a livello globale se si pensa che nel mondo sono oltre sessanta milioni gli italiani emigrati.
E non bisogna sottovalutare la possibilità che con il libro elettronico si possono produrre dall'Italia eBook non necessariamente in Italiano ma in qualsiasi altra lingua.
eBooksItalia ha anche la sua versione internazionale, in inglese, dove attualmente sono in vendita eBook in inglese, spagnolo, rumeno.
Attualmente sono 18 le case editrici che hanno aderito al Progetto eBooksItalia e che, insieme con Simonelli Editore, hanno cominciato a produrre e mettere in vendita i loro eBook.
Ma chi si avvicina al libro elettronico - è un consiglio di base - deve continuare a comportarsi secondo le logiche di una produzione editoriale tradizionale.
Nel senso che gli eBook non devono essere qualcosa di occasionale oppure non si deve immaginare di fare una "prova" mettendo giusto due o tre titoli e poi stare a vedere che cosa succede.
Facendo così non succederà nulla.
Come non è successo e non succede nulla se in Libreria una casa editrice si presenta alla stessa maniera con giusto due o tre titoli.
Anche nel mercato dei libri elettronici vince chi ha una produzione che è frutto di un preciso e coerente progetto editoriale e si presenta - in versione elettronica - con un consistente numero di titoli.
Altro errore che compiono gli editori neofiti nella produzione di eBook è di considerare i libri elettronici semplicemente la "copia" in digitale di libri già pubblicati.
Certamente questo può essere il punto di partenza ma avendo l'accortezza di togliere tutte le pagine bianche che nella stampa di un volume sono necessarie, inserire all'interno dell'eBook una serie di link (esempio: l'indice dovrebbe avere ciascuna della voci linkate al relativo capitolo di riferimento e non il numero della pagina eccetera).
Insomma, tutto questo per dire che il passaggio all'eBook è una cosa seria, da prendere seriamente.
Soltanto così i lettori prenderanno altrettanto seriamente i libri pubblicati in eBook.
Mi fermo qui e riassumo.
- A mio parere nello stato attuale delle cose o si cambiano "le regole del gioco" (ed io qualche idea ce l'ho già) oppure il destino per la media, piccola e piccolissima editoria è quello di accumulare le perdite e, per sopravvivere, cadere nel buco nero delle pubblicazioni a pagamento e simili o trasformarsi in editori ambulanti che peregrinano di fiera in fiera nella speranza di vendere qualche copia.
- A mio parere potrebbe essere un segnale forte e significativo se tutte le medie, piccole e piccolissime case editrici concordassero uno stop di sei mesi nella produzione di libri tradizionali per protestare contro uno stato di cose che fa soltanto gli interessi delle librerie e della distribuzione.
- A mio parere tutti gli editori medi, piccoli e piccolissimi dovrebbero considerare il mercato dell'eBook una nuova, interessante e molto promettente linea di fatturato. E, per sperimentarla, eBooksItalia è stato realizzato proprio offrire questa opportunità ad investimento tecnologico ZERO.
Non solo: se gli eBook messi in vendita su eBooksItalia sono delle opere originali ovvero non ancora disponibili in volume nelle librerie vi è l'opzione ExLibris ovvero la possibilità di stamparne da una a più copie in volume esclusivamente per chi le acquista.
Ho scritto molto.
Mi piacerebbe che intorno a quanto ho scritto nascesse un dibattito o una richiesta di approfondimento.

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